Dicono di me

testimonianze ricevute dalla critica e dalla stampa

Giorgia Cassini

Critico e curatore d'arte

“Donne in Jazz” la musica è ovunque ad avvolgere la felice e chiara incidenza dell’occasione.
Gian Genta trasmette con sensibilità ed immediatezza lo spirito dei soggetti, resi con tratti decisi in perfetta sincronia di movimento e di colore, dove realtà e irrealtà si fondono in accordi cromatici di euritmica intuitività. In “Woman in cool jazz”, in “Woman in latin jazz”, in “Woman in free jazz”, libera i tratti somatici dal carattere materialistico e dà maggior peso alla musicalità del colore ed all’armonia atmosferica che non al disegno.

È interessante scorgere come sia nella pittura sia nella ceramica di Gian Genta vi sia un continuo progresso nell’evoluzione di forma e di significato che le figure femminili rappresentano. Un progresso che rimarca dell’artista quello che lo caratterizza senza possibilità di equivoci: un’impronta originale e fortemente espressiva

Di fatto il suo spirito creativo e le sue qualità di forte colorista lo hanno portato a quella maturità artistica che il pubblico ammira e la critica stima».


"Unisce al talento artistico e alle particolari capacità espressive una grande umanità e una personalità vulcanica, positiva, ricca di energia. Un'intervista quindi che parla di arte, di vita e di ciò che significa essere artista in questo momento storico.  Un grazie a Gian Genta per il suo personale apporto e la sua schietta testimonianza."

Anna Ferrari - ⭐️⭐️⭐️⭐️
Immaginecolore

Silvana Gatti
Critico d'arte

Ho conosciuto i suoi versi tramite il palcoscenico infinito di internet, ed il suo sguardo si è rivelato gioviale e trasparente, anche se la sua poliedricità non nasconde le sorprese tipiche di un personaggio eclettico e dal vissuto interessante.
Lo stupore inizia da un vivace scambio di impressioni riguardo ad una sua opera, “Come le foglie”, da lui concepita per interpretare l’immagine di un albero, ma dal risultato finale di tutt’altro aspetto. Dalle sue mani è nata infatti una figura antropomorfa, che ricorda un pesce fantasioso che emerso dagli abissi marini ostenta una bocca carnosa, icona della moderna chirurgia plastica, che si apre sensuale su un profilo di donna egizia o, se lo sguardo si posa sul lungo collo, tribale. Se avessi dovuto battezzarla, l’avrei chiamata “La sirena afro-egizia”

In ogni statua si condensano mille emozioni di stampo metafisico, in quanto un oggetto è tale per qualcuno ma non per tutti, dal momento che ogni fruitore può intravedervi immagini ed emozioni differenti, a seconda del suo percorso individuale. Nelle sue opere vengono inglobati anche oggetti-icone della nostra era come i cellulari, ormai inflazionati in ogni casa, qui eletti a simbolo di una nuova era, che si addentra nel terzo millennio con tutte le sue contraddizioni ed i suoi interrogativi. E se la moderna genetica un giorno fosse in grado di partorire esseri come questi, metà donna e metà pesce, metà albero e metà sfinge?
Gian Genta, dal canto suo, si limita a crearli per gioco e per passione, forse non conscio del fatto che talvolta la realtà supera la fantasia, come nel caso di alcuni calcolatori di nuova concezione corredati dell’RNA messaggero. E se il futuro vedesse, protagonisti del suo palcoscenico, ominidi dal cervello programmato come un telefonino, o videofonino che sia, si potrebbe dire che il nostro artista ha anticipato i tempi non certo rosei che ci attendono, dove una nuova scienza, forse la “Gene-Informatica”, produrrà nuove manipolazioni dagli sbocchi imprevedibili. Perché, è risaputo, a volte gli artisti sono anche un po’ veggenti.

Sono immagini plastiche, emulsionate nel sogno simbolista, affioranti, come richiamate da un desiderio di sintetetismo onirico, per rafforzare una dimensione dove anche la ragione ha i suoi sogni. Ricordi e archetipi di una cultura classicheggiante, umana, riversata nella fantasia degli stessi segni, filtri sospesi con la dolce persuasione del colore vibrante. Mi ha colpito particolarmente il simbolismo arcaico della Lunigiana

Alfredo Pasolino - ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️
Storico e critico d'arte 

L’opera ceramica di Gian Genta si ricollega alla scultura del novecento passando per grandi nomi: dai volti dai colli allungati di Modigliani per passare attraverso le esperienze espressioniste dove i visi sono travolti dal dolore e dove l’uso del colore acquista una valenza essenziale nella traduzione degli stati d’animo. Gian Genta, attraverso la ceramica, ripercorre la strada già affrontata nel passato,ma la caratterizza con una particolare forza interpretativa. Le teste al limite della deformazione, sono proiezioni del dolore e dell’interiorità del soggetto che introietta nella propria fisicità il dramma che sta vivendo nell’animo. Che si tratti di un dolore esistenziale o personale non è dato saperlo.

Da qui le espressioni perse nel vuoto,i capi reclinati in segno di sconforto, le bocche aperte in segno di una profonda sofferenza quasi a gridare al cielo la propria disperazione. L’introduzione dello smalto e del colore diviene elemento decisivo nella poetica di Gian Genta.  Cromatismi violenti, rossi, gialli, verdi, amplificano il dramma interiore con una trasposizione che assorbe lo spettatore nella tensione della scultura.

Silvia Campese - Critico d'arte - ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️

Andrea Coppini
Redattore e Critico d'arte

Quella di Gian Genta, artista, ceramista savonese di nascita e nel cuore, è una ricerca univoca e continuativa alla scoperta dell'uomo, delle sue origini e del suo io più profondo. Ricerca complessa , turbinosa, spesso travalicante i confini dell'onirico, ma mai distaccata nei suoi assiomi, dalla realtà umana più vera. Dopo i molti anni dedicati all'impegno politico e all'imprenditoria, Gian Genta con il nuovo millennio, si è dedicato interamente, e con pari fervore, all'altra sua grande passione: l'arte. Un interesse e un'attitudine che aveva avuto modo di sviluppare anche in passato, ma che solo di recente ha potuto realizzarsi appieno (parallelamente all'attività letteraria come poeta, con alcuni volumi che hanno riscosso un certo successo di pubblico e di critica). Fondamentale è stata la sperimentazione con la ceramica, favorita dalla frequentazione dell'atelier albissolese di Sandro Soravia; di qui le sue teste, i suoi busti, le sue figure umane, in ceramica smaltata a terzo fuoco ( con una policromia generata naturalmente dall'ossidazione ) per lo più, anche se non mancano soluzioni lignee. Una ricerca intimista palese, un espressionismo non solo formale ma pienamente assimilato e rielaborato secondo parametri di assoluta originalità. E' un primitivismo forte, talora disturbante e grottesco, ma vivo e profondamente vero. Assoluto come si potrebbe definire, nell'essere insieme primi-genio e attuale. Con quei volti che ricalcano quelli di statuette arcaiche e l'inserzione di oggetti tipici della contemporaneità tastiere di computer, piuttosto che telefonini cellulari, uniti in soluzioni biomorfe che sono al contempo critica e visione piena dell'umanità d'oggi.

Artista che si esprime con la ceramica, attraverso un originale modellato, una tecnica personale, una poetica tavolozza applicata alla materia delle sue personali sculture. Echi dai Maestri del Novecento risolti in chiave stilistica propria e con una sensibile colorazione che dà ritmo ai volumi.

Silvia Bottaro - ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️
Storico e critico d'arte

 MAIOLICA MAKE UP
Spolvero di ossidi e smalti nelle opere di Gian Genta” è l’acuta titolazione della personale del noto ceramista, celebrativa di un’espressione di bellezza che di fatto è firma distintiva di tutta la sua ricca attività artistica. In quest’esposizione l’artista savonese porta l’esultanza creativa del suo temperamento unita al sottile ingegno indagatore nell’espressione dei volti delle giovani donne, nell’essenzialità dei volumi, nell’eleganza delle soluzioni decorative e nel taglio particolarissimo delle belle teste femminili così come in genere in tutta l’opera ceramica ove sempre è evidente un forte intento espressionistico che si traduce in forme raffinatamente arcaizzanti. Sculture straordinarie per maturità di visione, per intensità espressiva di certe semplificazioni plastiche dove l’affettuosa restituzione della verità del soggetto coincide con la preoccupazione della forma preziosamente stilizzata in un bivalente accordo frutto di una sensibilità umana che trasforma i molteplici soggetti iconografici in forme di ideale bellezza non scevre della loro concreta fisicità. Ceramiche con un qualcosa di arcaico che però posseggono il calore che piace al pubblico moderno. In modo personalissimo Gian Genta mescola il pensare col sentire, l’intelletto con il cuore, entro una formula che non può essere riassunta in poche righe, perché non è un sistema, ma un percorso lungo e variegato come la sua vita. Originale sperimentatore è di fatto arrivato alla ceramica attraverso la scrittura e la pittura. Le sue opere nascono dal sentimento, dall’intuizione, dalla memoria.  Con un’intelligenza ed una sensibilità fuori dal comune crea una nuova cultura di bellezza: voglia di colore e di sostanza in perfetto sodalizio. Colori che regalano effetti speciali, fanno risaltare la bellezza più vera delle ceramiche, tinte luminose od effetti matt ottenuti con la sapienza del fare per un risultato intenso o discreto. Mescola gli smalti, gli ossidi, adeguando la formula alla propria vena creativa per dare alle testine femminili una “texture” e un colore che viene voglia di toccare. Un “Make-up artist” che gioca sui contrasti entro una collezione di nuance che spaziano dai rossi intensi ai bruni più dolci, dai blu cobalto agli arancio solari, dai beige naturali ai terra, dal platino prezioso al verde savana. Un “Make-up artist” che usa tonalità rivisitate alla luce dei diktat della moda per rendere attuali anche le tinte più classiche e tradizionali, per fare di ogni testina

Giorgia Cassini

Critico e curatore d'arte

 

Gian Genta è un artista che ha scelto la sapienza e la maturità di una tecnica millenaria come la ceramica per proiettare la sua interpretazione del mondo e il suo universo sensitivo esprimendosi attraverso la raffigurazione di volti prevalentemente femminili. Tutte le sue figure hanno un nome,una identità,ma esse non rivelano il mistero della loro origine,lasciando al mistero quello che al mistero appartiene. In ogni opera c’è un’importante concentrazione di emotività ,che partecipa attivamente allo spazio scultoreo tramite una misurata economia delle forme. Ma in queste composizioni niente è fermo ,tutte le opere godono di una intensa dinamica impartita anche dal colore, elemento fondamentale: tenui o travolgenti, le cromie appartengono sempre alla stessa essenza delle opere e non vengono mai sovrapposte alla superficie della forma sin dall’origine del lungo processo alchemico che la ceramica richiede. L’artista propone in ogni ritratto un nuovo sguardo sul mondo, sono volti che interpellano indagando lo spettatore in modo sottile e silente ,ma sempre inquietante e con una grande adesione alla bellezza.