Passato Accanto

Queste pagine sono dedicate ad alcuni capitoli della mia esistenza con tutte le fatalità e le avversità che essa mi ha riservato. Sono dedicate al mio ambiente, a tutti coloro che mi hanno frequentato ed accompagnato negli assalti con me stesso, a tutto ciò che mi è passato accanto, e che ha contribuito a farmi vivere con determinazione un mondo ingannato solo dalle regole del vantaggio. Sono pagine meditate ma immuni dal tormento, che desiderano essere lette in una parentesi di calma, in un attimo di niente, come gli attimi superflui, goduti e sperperati che abbiamo vissuto insieme. Attimi di serenità soprattutto nelle piccolezze, protetti dal vostro nome, non per quello che avevate o per quello che potevate rappresentare, ma per quello che siete stati per me.

Roberto Baglietto

Gian Pietro Genta , che poi alla fine è "Gian" e basta, è un sognatore. Un signore che nonostante le sberle della vita non lo abbiano risparmiato ha un bel daffare nel mostrare pragma e disillusione: lo frega l'anima, quella che quando la possiedi non puoi mettere a tacere. Quella che lo ha portato nel 2002 a pubblicare "Fiori di Ortica" e adesso a dare alle stampe per la Marco Sabatelli Editore il nuovo " Passato Accanto". L'opera fa parte della collana Poeti e Scrittori di Liguria, e si schermisce in parte dietro al sottotitolo " immagini e cose di provincia". Non creda, Genta, di cavarsela così. Non c'è bisogno di millantare macrocosmicità per produrre letteratura. Anzi, è proprio dagli anfratti del quotidiano, tutti i Grandi del passato lo insegnano, che sgorga la sorgente autentica della poesia. Lui ha attraversato anni di piombo e di volantini, ha gettato nel cestino la carta straccia della politica, sia pure non passiva. La volpe ha sputato l'uva, o non l'ha mai raggiunta? Non conta molto, nel leggere l'opera di Genta che trasuda umana e condivisibile rabbia (chi ha detto che la poesia non può essere invettiva, o mente o è Francesco d'Assisi) basta conoscere anche superficialmente l'autore per comprenderlo. Ma il tramestio interiore alla fine, trasuda pure autentici carmina. Perché il poeta giriamolo come ci pare ,alla fine quello è: un inguaribile trobadour che solo alla musica del suo cuore presta davvero orecchio. Genta avanza, nelle quasi cento pagine di questo libro ottimamente copertinato da un quadro di Giannici, fra echi (malgrè soi?) prevertiani e soleggiata ligusticità. Ha praticato la vita in tutte le sue sfaccettature, non lo rinnega e se lo ricorda quasi spavaldo. Si è preso sul muso le porte ferrate della vita pubblica ma non lo innalza come un totem, e non ne fa un nascondiglio. E' un uomo vivaddio, che corre sui prati della scrittura oggi a 61 anni ,come faceva da bambino per andare ad abbracciare la madre. Una madre che adesso si chiama poesia, ed emana un calore che profuma d'eterno.

Paolo Coiro

Gian Genta è come un treno che ti si scaraventa addosso: è diretto. A volte brutale, ma fiero e coerente. Non scordiamoci "originale", che non serve solo a far rima, ma è una delle tante qualità della scrittura di Pedro, così come lo chiamano gli amici. Lotta contro il quotidiano e l'ipocrisia: binomio imprescindibile visti i suoi tanti anni di attività politica. A volte rassomiglia ad un maestro del pensiero che ti butta giù due righe, in cui puoi ritrovarti tu e il tuo io più profondo. Ma la sensibilità è diversa, è matura in Gian Genta quella filosofia letteraria tanto cara al De Sanctis: "l'ideale calato nel reale". La vita come semenzaio del nostro essere uomini, delle nostre esperienze e di una sottile saggezza "crudele" che è molto vicina all'autore. Come tutti sappiamo, a volte, la verità nuda e cruda può far male. È proprio da lì che Gian parte per poter riflettere in acqua stagnata un io universale. Al lampo dell'aforisma, unisce una qualità poetica che si innerva e riproduce nel paesaggio ligure, terra di grandi cantori. Uno degli aspetti più incantevoli del suo pensar poetico, è quella dolce unione tra le molteplici sfaccettature dell'io e la coerenza di ritrovarsi tutti uguali di fronte all'apparire del mondo. È proprio lui a confessarcelo in questo stralcio di poesia. La sua acuta riflessione sul viver giornaliero, deriva da un carattere ostile che non fa passare nulla di ciò che non vede chiaro e onesto. "[…] Non so se questo è un bene", si domanda l'autore. Il finale di quest'altro suo scroscio di parole è confortante ed esalta ancor di più la sua poesia del vivere: "… Ma ne vado orgoglioso".

Tutti si somigliano come nella vita di tutti i giorni
quando si stringono le mani
e ad alta voce si ripetono pensieri
che altri hanno pensato".

Gian Genta

 

Piero Astengo

Conosco Gian Genta o meglio Pedro, così lo chiamano gli amici, da tantissimo tempo anche quando militammo per lunghi anni nel glorioso Partito Liberale. Spesso ci siamo trovati su posizioni opposte, ma per Lui c'era sempre la sfida e la messa in gioco della sua stessa persona e delle sue idee: era una bella lotta che ha sempre dato dei buoni frutti e che ha cementato con il passare degli anni la nostra sincera amicizia. Pedro è sempre stato un personaggio nella vita comune e nella vita politica savonese, forse scomodo, anzi testardo, forse particolare, forse troppo liberale e libertario, ma sicuramente un personaggio ricco di vita vissuta nell'onestà delle sue contraddizioni. Leggendo il suo ultimo lavoro, per chi non lo conosce, può apparire un coacervo di sensazioni, di sentimenti, di cattiveria e di bontà il tutto miscelato con certi episodi misteriosi ed incomprensibili molto lontani da quel concetto di poesia che ci accompagna nel vivere quotidiano. Non è così: scrivere in versi i passi della propria vita non è sicuramente facile ma per Gian Pedro Genta mettersi costantemente in discussione è un ulteriore sfida infinita per insistere nel farsi capire e far valere e comprendere i suoi sentimenti più volte calpestati.
 

Francesco Gallea

"Quando la realtà è dominata dall'arroganza, quando l'uomo perde la bussola dei valori, la poesia gli ricorda la ricchezza e la diversità della sua esistenza. Quando il potere corrompe, la poesia purifica."
Queste parole vennero pronunciate da John Fitzgerald Kennedy in un discorso tenuto nel 1963 all'Amherst College.
E' un 'espressione che cade a pennello per rappresentare l'impostazione di fondo di questo denso libro poetico di Gian Genta che raccoglie liriche scritte tra il 2002 ed il 2004. Il libro ha un sottotitolo che ,a prima vista, sembrerebbe minimalistico: "Immagini e cose di provincia". Così non è; infatti proprio dalla provincia si coglie, come da un osservatorio privilegiato, una visuale non deformata e genuina della realtà. Kant visse per tutta la vita a Konigsberg senza mai muoversi dal paese natio eppure nel suo pensiero colse ed interpretò l'infinità dell'universo. La poesia di Genta, spesso intrisa di realtà ligustica, si spinge al di là della "finitudine" provinciale; diventa antidoto all'arroganza ed alla superficialità e dimostra quanto siano grandi le possibilità meditative dell'io. Nella poesia di Genta colpisce il tono riflessivo, introspettivo, di dialogo interiore. E' poesia intensamente soggettiva, lirica. Questa non è una sensazione riduttiva, perché la realtà, nella sua particolare individualità, viene assorbita e rivestita da una seria razionalità creativa e tradotta in una dimensione oggettiva utile alla riflessione di ciascuno di noi e rappresentativa della condizione umana. Per raggiungere questo risultato Genta ha scelto la via espressiva dell'aforisma, di un discorso stilisticamente prosciugato che elimina gli eccessi verbali e si cadenza nella parola-immagine, efficace nella sua assoluta sinteticità. Una impostazione formale di tal genere consente un risalto notevole ai temi che Genta da sempre preferisce che sono quelli lontani da ogni forma di crepuscolarismo e di evasione fantastica nell'Arcadia.
Domina un realismo etico che è occasione di riflessione come se l'anima del poeta diventasse specchio del mondo e monade. I temi più notevoli che polarizzano l'attenzione del poeta sono il prepotente richiamo all'ambiente ligure (Celle Ligure, Isallo, Montenotte, L'altopiano delle Manie, Cadibona, Cimavalle Parco dell'Adelasia, Malpasso) ed il senso degli affetti amicali nonché le considerazioni sulla condizione umana. Nel paesaggio di Genta non vi è nulla di calligrafico: c'è l'intimo recupero di una radice nativa sentita come occasione, eticamente ecologica, di una palingenesi spirituale. Genta partendo da questo tema ,esprime il fondo etico della sua vocazione poetica condensandolo in una satira della vita di relazione ,in una vis polemica contro un mondo ipocrita, insincero , privo di genuinità e schiavo di pseudovalori. Risulta evidente in molte poesie (anche quelle che hanno un andamento cantabile fondato su ripetizioni foniche) l'analisi delle contraddizioni del mondo in cui viviamo, la crisi di una società in cui conta di più l'avere e l'apparire dell'essere. Per questo quella di Genta è poesia "sociale" e "politica" (intendendo questo ultimo aggettivo nel senso greco del termine) da centellinare ed assaporare nel tempo. Elias Canetti scrisse che "leggere ciò che ci riguarda ci fa diventare altri , diversi." Conoscere gli altri è saggezza, ma conoscere se stessi è saggezza maggiore. La poesia di Genta ci aiuta in questo cammino perché ci avvia verso l'unica saggezza che possiamo sperare di conquistare in breve, modificandoci interiormente: quella dell'umiltà. Nella sua poetica Aristotele sosteneva con decisione che "la poesia è più filosofica e di più alto valore della storia". I documenti spesso rimangono freddi reperti su cui la ragione con tranquillità sviluppa i suoi esercizi interpretativi. La poesia è realtà emozionale, palpitante che ci porta in primo piano il valore integrale dell'uomo nella piccola e grande storia, nell'ambiente e nelle frontiere in cui è coinvolto. Questa è la ricchezza poetica e la sensazione che il libro di Genta ci comunica. E' un invito a riconquistare la nostra dignità , come si cita in alcuni suoi versi

Non hai bisogno di parlare,
per migliorare il tuo egoismo
scrivi le parole che hai dentro
scriviti e rileggiti
il primo è un modo di essere
il secondo un modo di esistere.